Fino agli anni 70 l’argomento sesso e orgasmo, erano quasi un tabù, soprattutto per le donne. Grazie al femminismo e ad alcuni passi in avanti fatti, come l’introduzione dei primi anticoncezionali, possiamo dire che anche le donne finalmente sono riuscite ad accedere alla dimensione del piacere sessuale.
L’orgasmo, oltre ad essere un diritto prettamente maschile, oggi è diventato anche un diritto delle donne. Oggi, infatti, quasi tutte vogliono raggiungerlo, poiché sembra quasi portare in un’altra dimensione. Sono molte le donne, ma anche tanti gli uomini, a pensare che raggiungere l’orgasmo sia quasi come raggiungere un traguardo.
Ma è davvero così? Ma come riusciamo a raggiungerlo? E perché non tutti riescono a provare tale piacere sessuale?
In questo articolo cercheremo di rispondere a tali interrogativi, poiché questo argomento presenta degli aspetti che possono e devono essere chiariti.
Prima di affrontare specificatamente il problema dell’incapacità di provare tale piacere sessuale (anorgasmia), è doveroso quanto meno cercare di capire quali siano le fasi di risposta sessuale, in una condizione di normale funzionalità, sia nell’uomo che nella donna.
Secondo uno studio storico (Master e Johnson, 1966) tali fasi risultano essere quattro e presuppongono:
Con l’individuazione di suddette fasi, lo studio ha voluto mettere in risalto i cambiamenti fisici che avvengono, solitamente, nel corpo della donna e dell’uomo.
Si badi bene però, che l’orgasmo femminile (come anche quello maschile), descritto da tali autori, non include l’eiaculazione femminile, poiché questa è il risultato della risposta orgasmica e consiste nell’espellere una quantità considerevole di fluido, durante la stimolazione sessuale, del clitoride. In particolare del punto G, durante o in prossimità dell’orgasmo, come è stato dimostrato nel 2008 da alcune ricerche effettuate dal professor Jannini e dal suo gruppo di ricerca, con le quali si è potuto evidenziare come le ghiandole presenti sul punto G, se stimolate, possono attivare l’orgasmo.
Cerchiamo ora di far luce proprio su quest’ultimo, poiché per molti risulta essere il punto di massimo piacere nell’esperienza sessuale.
Ma è solo questo?
Donna che sta per avere un orgasmo
A tal proposito, prima di addentrarmi nell’argomento, ritengo importante citare Rosemary Basson, una ginecologa che sembra essere in disaccordo sul fatto che raggiungere l’orgasmo sia il punto di massimo piacere nell’esperienza sessuale femminile. Per la Basson, infatti, una persona può sentirsi soddisfatta in una qualunque delle fasi di risposta sessuale. Secondo tale visione l’orgasmo non è quindi l’obiettivo finale del rapporto sessuale femminile, ma solo una fase.
A prova di ciò, riporto i dati di un’indagine condotta su oltre 1200 donne italiane tra i 18 e 50 anni (Bernorio, 2016), da cui si evince il profilo della donna italiana: una donna interessata al piacere fisico e consapevole della propria sessualità. Una donna finalmente libera di esprimersi sessualmente, ma non solo. Da questo stesso campione si evince come la donna che accusa un elevato disagio a causa della mancanza di orgasmo, abbia sicuramente una vita sessuale poco soddisfacente, ma la sua vita di coppia, in generale, non sembra risentirne.
Questi dati confermano come quindi la maggior parte delle donne diano più rilevanza alla qualità dell’intimità di coppia, più che alla mancanza di orgasmo, proprio perché sono più consapevoli della loro identità femminile e questa consapevolezza permette loro di dare priorità alla sfera relazionale.
Ma torniamo agli interrogativi che ci stavamo ponendo poc’anzi. Quali aree del cervello interessano l’orgasmo? Vi sono delle differenze tra l’orgasmo femminile e quello maschile? Perché fa così bene alla nostra salute?
Per rispondere a tali interrogativi, occorre fare riferimento ad alcuni studi che si sono occupati di far luce sui misteri dell’orgasmo, in particolare a Barry Komisaruk, un neuroscienziato della Rutgers University (Stati Uniti), nonché uno dei più grandi studiosi dell’argomento. Attraverso una risonanza magnetica funzionale, tale scienziato ha potuto rilevare come, quando si raggiunge l’apice del piacere sessuale, sia nella donna che nell’uomo, si attivino 30 aree diverse del cervello, tra cui anche il sistema limbico, (preposto all’elaborazione della memoria e delle emozioni), l’ipotalamo, (responsabile del controllo involontario del corpo) e la corteccia pre-frontale (legata al giudizio e alla capacità di risolvere i problemi).
Insomma l’orgasmo, sia per l’uomo, che per la donna, è un momento di puro piacere sessuale, poiché il risultato di diverse aree.
Eppure sembrerebbero esserci delle differenze nella durata.
L’orgasmo femminile infatti sembra durare all’incirca 20 secondi in più rispetto a quello maschile, che dura 10 secondi.
Da alcuni risultati emersi dagli studi svolti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Groningen, nei Paesi Bassi, il cui autore era il neuroscienziato Gert Holstege, attraverso la tomografia a emissione di positroni si è visto che quando una donna riesce a raggiungere l’orgasmo, la maggior parte delle aree del suo cervello si spengono, tra cui quelle responsabili dell’autocontrollo sui desideri primari, quelle deputate al ragionamento morale, al giudizio sociale e l’area dell’amigdala. Secondo questi dati, proprio nel momento in cui si raggiunge il piacere, risulta esserci una notevole riduzione nell’attività dell’amigdala, l’area preposta alla vigilanza, ma soprattutto quella responsabile della nostra percezione della paura.
Questi risultati, però, non possono che essere in contraddizione con quanto detto poco fa e ciò può essere giustificato con il fatto che sono stati utilizzati approcci diversi. Secondo gli scienziati, però risultano essere più credibili i risultati ottenuti con la risonanza magnetica, poiché più affidabile.
Ma è vero che raggiungere l’orgasmo fa bene alla salute?
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l’attività sessuale non solo può arrivare a migliorare la salute del cuore e delle arterie, ma può avere degli effetti importanti anche sul cervello.
Sempre dal recente studio della Rutger University, si è evinto che l’orgasmo riesce ad attivare numerose aree cerebrali, superando gli effetti che si possono riscontrare con alcuni giochi mentali, come per esempio il cruciverba.
Con altre ricerche si sono evidenziati altri effetti positivi dell’orgasmo, appena si è svegli, tra cui :
Donna che non riesce ad avere un orgasmo
Spesso può capitare però che il raggiungimento di tale piacere sessuale non si verifichi affatto, e quindi vi sia una mancanza di orgasmo, non solo per un’assenza di dialogo nella coppia, ma anche per la presenza di un problema che rientra nella categoria dei disturbi dell’orgasmo.
Stiamo parlando della cosiddetta anorgasmia, che sembra presupporre l’incapacità di raggiungere il piacere, nonostante un adeguato stimolo.
Cerchiamo di capire meglio cosa comporti questo disturbo, poiché intorno a tale problema sembrano ruotare diversi aspetti e cause.
Come abbiamo visto poc’anzi l’esperienza orgasmica prevede diversi cambiamenti nel corpo della donna e dell’uomo.
Quando si verifica una mancanza di orgasmo, l’anorgasmia maschile e/o femminile, così come il vaginismo e la dispareunia, viene inserita nella categoria dei “disturbi che fanno male all’amore“.
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione (DSM – 5) l’anorgasmia sia maschile che femminile risulta essere “caratterizzata da un marcato ritardo nel raggiungimento dell’orgasmo, o da una marcata rarità o assenza dell’orgasmo e/o una marcata riduzione dell’intensità delle sensazioni orgasmiche, in tutti o quasi tutti i rapporti sessuali”.
È bene sottolineare come la mancanza di orgasmo non è sinonimo di impotenza, poiché tale condizione si riferisce solo al momento del (mancato) orgasmo. Possiamo essere in presenza di “anorgasmia masturbatoria” nel caso in cui difficilmente si riesca a raggiungere l’orgasmo, attraverso una masturbazione, e di un’anorgasmia coitale, quando il piacere risulta irraggiungibile anche attraverso l’atto sessuale tradizionale.
Nel caso in cui si riesca a raggiungere l’orgasmo solo attraverso la masturbazione, risulta poco corretto parlare di anorgasmia, in quanto non vi è una mancanza di orgasmo.
Questo disturbo, può essere classificato, sulla base di alcuni parametri in:
Possiamo inoltre avere un anorgasmia coitale pura, qualora il raggiungimento del piacere è percepito solo successivamente ad una stimolazione manuale od orale e un’anorgasmia acquisita da urge incontinence, quando il soggetto è incapace di provare un certo godimento, a causa di una paura di perdere il controllo durante l’orgasmo.
Da un punto di vista statistico, cosa sappiamo dell’incidenza di tale fenomeno?
L’anorgasmia sembra affliggere sia uomini che donne, sebbene sia maggiormente diffusa nelle donne. Circa il 12% delle donne non ha mai provato un orgasmo, sebbene abbia una regolare vita sessuale e il 34% sembra non percepire la scossa di piacere sessuale durante la penetrazione.
Con questi dati, non dobbiamo certo stupirci, se il 47% delle donne finge un orgasmo.
La mancanza di orgasmo è quindi un problema diffuso nel mondo femminile, e un’ulteriore conferma arriva da alcuni studi condotti da Laumann e collaboratori (1999) su donne statunitensi, che hanno messo in evidenza come il 15-20% delle donne sessualmente attive viva una difficoltà orgasmica.
Volendo approfondire tale analisi, si è riscontrato come specificatamente il 10% dei soggetti è incapace di raggiungere un orgasmo, in modo assoluto, mentre il 50% ha ammesso di avere una difficoltà rispetto ad un orgasmo clitorideo.
Ma qual è il sintomo principale di tale disturbo?
Il sintomo principale, ovviamente, è l’incapacità di raggiungere l’orgasmo durante una stimolazione o un rapporto sessuale (anorgasmia coitale).
Specificatamente, l’anorgasmia maschile e femminile è caratterizzata da difficoltà della donna nel raggiungere l’orgasmo e/o da una marcata riduzione dell’intensità delle sensazioni orgasmiche, a seguito di una normale fase di eccitamento. Affinché sia ritenuta tale, deve manifestare i suoi sintomi per almeno 6 mesi e in quasi tutte le occasioni di attività sessuale (75-100%).
Affinché si possa capire di che anorgasmia si tratti, il medico può fare delle domande per indagare la sessualità del soggetto, chiedendo innanzitutto da quanto tempo avverte tale disturbo.
Nel caso in cui si evince che il disturbo è sopraggiunto successivamente a una vita sessuale soddisfacente, il dottore, dopo che avrà cercato di capire se tale difficoltà si presenta solo al livello di penetrazione o anche con la stimolazione clitoridea, andrà alla ricerca di eventuali cause scatenanti.
L’origine dell’anorgasmia maschile e femminile risulta essere, in quanto fenomeno complesso, non molto chiara, per questo sono diversi gli autori che se occupano.
Tuttavia, sono stati individuati alcuni fattori scatenanti che incidono sulla manifestazione dell’anorgasmia primaria e secondaria. Nel primo caso l’anorgasmia sembra essere causata dalla presenza di inibizioni sessuali o paure infondate. Anche un’immaturità psicosessuale, specie in soggetti giovani, può essere un’ulteriore causa.
L’anorgasmia secondaria sembra invece avere alla base oltre che delle cause di natura psicogena, come stress e ansia, dispiacere, preoccupazioni, comportamento del partner, anche altre cause, come l’insorgenza di sintomi dolorosi durante il rapporto sessuale, disturbi endocrini, eiaculazione precoce o tardiva (nei soggetti di sesso maschile), traumi fisici a livello genitale, dispareunia, vaginismo, assunzione di determinati farmaci, come gli antidepressivi (si badi bene che le disfunzioni sessuali provocate da farmaci antidepressivi possono potersi protrarre per un periodo relativamente lungo, anche successivamente all’interruzione della cura farmacologica), o l’abuso di droghe che possono avere effetti inibitori sull’orgasmo.
Tra le altre cause dell’anorgasmia maschile e femminile possiamo trovare altri fattori psicologici o legati al temperamento e ambientali.
Anche casi di pregressi aborto spontaneo o interruzione volontaria di gravidanza possono ostacolare il raggiungimento dell’orgasmo femminile.
Secondo la letteratura scientifica vi può essere anche un significativo contributo genetico all’insorgenza di tale disturbo. Le donne con atrofia vulvo-vaginale, caratterizzata da secchezza della mucosa vaginale, prurito e dolore, hanno infatti una maggior probabilità di generare una mancanza di orgasmo.
Da un punto di vista organico, a proposito dell’anorgasmia femminile, Kramer e Kline-Graber, basandosi su uno studio che ha valutato l’orgasmo femminile in 281 donne, asseriscono la possibilità che questa problematica possa essere causata da una scarsa tonicità dei muscoli che invece dovrebbero produrre le contrazioni nella fase dell’orgasmo.
Tra le altre cause fisiche o organiche possiamo avere inoltre alcune disfunzioni del pavimento pelvico, muscolari o alcune patologie agli organi genitali.
Ma come è possibile riuscire a superare tale problema?
Innanzitutto è importante che riusciate a capire se il problema ha cause psicologiche o non.
Se il problema riguarda voi, la vostra visione delle cose e il vostro rapporto di coppia, provate a fare tesoro di questi piccoli consigli che prevedono:
Nei rapporti di coppia è importante riuscire ad appagare il partner, ma senza dimenticarci di noi, poiché l’atto sessuale potrebbe trasformarsi in un appagamento riduttivo.
Risulta essere importante, a tal fine, scoprire il piacere sessuale, attraverso una conoscenza approfondita individuale del nostro corpo, magari esplorandolo attraverso la masturbazione, poiché questo ci può aiutare a capire cosa ci piace di più, dal punto di vista sessuale, al fine di trarre piacere dal rapporto con il nostro partner.
Per fare questo quindi occorre abbattere eventuali inibizioni o restrizioni mentali riguarda al sesso.
Cambiare modo di vedere il sesso è essenziale per imparare a conoscere il nostro corpo, ma soprattutto per soddisfare sia il nostro partner che noi stessi.
In tal senso è importante essere rilassati durante il rapporto sessuale con il nostro partner: il nostro cervello deve solo concentrarsi sul piacere che sta ricevendo e non su quello che potrebbe accadere.
Come riuscirci? Provate a masturbarvi davanti al partner. In questo modo scoprirete che non avete alcun motivo per nascondere il vostro piacere, anzi! Ciò basterà infatti ad accendere il desiderio sessuale dell’altro!
Ricordate che solo il piacere sessuale dell’uno può incrementare quello dell’altro!
Affinché il sesso possa beneficiarne è importante evitare di trascurare la vita di coppia, anche da un punto di vista relazionale. Per questo è importante parlare sempre con il partner, di qualsiasi problema che ci affligge.
Il dialogo è essenziale! Per questo dovete sempre trovare il modo di parlare di un ipotetico blocco. Anche saper chiedere di essere toccati in un certo modo, potrebbe aiutarvi ad avere dei rapporti sessuali più soddisfacenti.
Cercate di capire cosa vi eccita maggiormente e comunicatelo al vostro partner.
Parlare aiuta sempre a sperimentare nuovi modi di toccarsi
Se invece sembrano esserci delle origini organiche o fisiche, escludendo la presenza di una patologia seria, potete ricorrere a tali soluzioni:
Se il disturbo risulta essere di grave entità, tale non poter essere gestito con le proprie risorse, è consigliabile rivolgersi ad un professionista esperto in sessuologia.
Nel caso di un’origine psicologica del disturbo, ovvero se il problema riguarda voi o la coppia, è importante rivolgersi ad uno psicologo sessuologo, affinché vi possa aiutare aiutare a capire i vostri bisogni sessuali e quelli del partner, per riuscire a cambiare il modo di vedere il rapporto sessuale e non.
A questo fine risultano essere efficaci:
Se invece risultano esserci origini organiche o fisiche al disturbo, è importante rivolgersi ad un ginecologo o un androlgo.
A tal proposito è possibile ricorrere a terapie ormonali o a cure che possano trattare patologie correlate a tale disturbo.
Per alcune donne in menopausa potrebbe essere utile una terapia a base di estrogeni (pillole, gel) che può avere un effetto positivo sulle funzioni del cervello che riguardano la sfera sessuale. Una terapia localizzata a base di estrogeni, sotto forma di crema potrebbe aumentare invece l’afflusso di sangue alla vagina e facilitare il raggiungimento del piacere.
Da quanto appena detto, si evince come non sia facile approcciarsi ad una donna che presenta tale problematica: per questo occorre avere tanta delicatezza e sensibilità per riuscire ad aiutarla davvero.
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